Nuove prospettive per l’utilizzo del metadone e nuove misure per la valutazione dei programmi metadonici
Angelo GI Maremmani
Dipartimento di Psichiatria
Unità Sanitaria Nord-Ovest
Regione Toscana
Zona della Versilia, Viareggio
Associazione per l’Utilizzo delle
Conoscenze Neuroscientifiche
a fini Sociali (AU-CNS)
Pietrasanta, Lucca
Istituto di Scienze del
Comportamento “G. De Lisio” Pisa
Luca Rovai
Dipartimento di Psichiatria
Unità Sanitaria Nord-Ovest
Regione Toscana
Zona delle Apuane, Massa
Silvia Bacciardi
Scuola di Psichiatria
Università di Pisa
Denise Gazzarrini
Scuola di Psichiatria
Università di Pisa
Salvatore Mautone
Unità di Doppia Diagnosi
“Vincent P. Dole” AOU Pisana
Università di Pisa
Iacopo Belcari
Unità di Doppia Diagnosi
“Vincent P. Dole” AOU Pisana
Università di Pisa
Francesco Lamanna
Servizio per le Dipendenze
Unità Sanitaria Nord-Ovest
Regione Toscana, Zona Pisana, Pisa
Icro Maremmani
Unità di Doppia Diagnosi
“Vincent P. Dole” AOU Pisana
Università di Pisa
Associazione per l’Utilizzo delle
Conoscenze Neuroscientifiche
a fini Sociali (AU-CNS)
Pietrasanta, Lucca
Istituto di Scienze del
Comportamento “G. De Lisio” Pisa
Articolo di 12 pagine in formato digitale pdf
La valutazione di qualità di un servizio che utilizza farmaci agonisti oppiacei (metadone) per il trattamento del disturbo da uso di eroina può ispirarsi a principi di salute pubblica, ma anche a criteri scientifici, derivati dalla pratica clinica. Quando si parla di salute pubblica, in genere si considerano la facilità di accesso al servizio e l’organizzazione funzionale dello stesso, tenendo a mente i limiti posti dalle risorse economiche a disposizione e gli interessi della collettività. Se, invece, i principi ispiratori sono quelli scientifici, si cercherà di stabilire se il programma in oggetto è stato concepito e funziona sulla base di standard di efficacia e specificità, e se il sistema tenda ad adattarsi alle conoscenze neuroscientifiche del settore, allo scopo di fornire una medicina di precisione anche nel campo della medicina delle dipendenze. L’antica massima greca ‘conosci te stesso’ può essere applicata anche al Sistema Sanitario, che non potrà mai essere in grado di ben curare i suoi pazienti, se non sarà in grado di curare se stesso, rimediando agli eventuali malfunzionamenti. In altre parole, il Sistema Sanitario dovrebbe essere in grado di individuare e risolvere i propri malfunzionamenti, anche nel campo della medicina delle dipendenze e, soprattutto, nel settore dei trattamenti con farmaci agonisti oppiacei, che, pur non dovendo risolvere gravi problemi tecnici sul piano terapeutico, sono esposti a ben più complicati problemi di politica sanitaria. I pazienti che lasciano il trattamento devono mostrare outcome nei loro domini personali, sociali e di riduzione del danno non dissimili da coloro che rimangono in trattamento. In questo modo vi sarà una riduzione del rischio di allontanare dal programma pazienti non-responder o scarsamente responder al trattamento stesso o di prematuro abbandono del programma da parte di un paziente parzialmente responder, ma non ancora riabilitato. Se non si ha una precisa idea del risultato del trattamento, il rischio maggiore è che persone non riabilitate rimangano o, meglio, stazionino in trattamento più a lungo, o per un periodo minore di tempo, senza essere stabilizzati. I pazienti che rimangono in trattamento andrebbero valutati annualmente e dovrebbero mostrare miglioramenti nei domini personale (diminuito uso di ‘social drug e/o cannabinoidi, riduzione della psicopatologia, più indipendenza dalla famiglia di origine), e della riduzione del danno (minore attività criminale e maggiore cura delle complicanze infettive). Questo requisito è in aperta contraddizione con chi afferma che il trattamento con agonisti oppiacei non è una terapia sufficiente, ma un modo nascosto di arrendersi alla droga provocando né più né meno una cronicizzazione della malattia stessa.