Le dipendenze patologiche si caratterizzano per la difficoltà che le persone incontrano nel tentativo di resistere all’impulso di attuare un comportamento che garantisca gratificazione o sollievo nonostante una certa consapevolezza dei danni a medio e lungo termine. Si tratta di un fallimento nell’esercizio dell’autocontrollo. Recenti teorie mostrano che le risorse per esercitare controllo sui processi automatizzati sono limitate e tendono a consumarsi a seguito di sforzi successivi in un processo di esaurimento che viene denominato ego depletion. Gli individui con dipendenze patologiche tendono a selezionare strategie cognitive che favoriscono il processo di ego depletion mantenendo maggiore vulnerabilità ai fallimenti nell’esercizio dell’autocontrollo. Una di queste strategie cognitive è il pensiero desiderante, una modalità di elaborazione dei propri desideri che avviene a due livelli interagenti: prefigurazione immaginativa e perseverazione verbale. L’attivazione e la perseveranza del pensiero desiderante è sostenuta da meta-credenze circa la sua utilità o incontrollabilità. L’effetto del pensiero desiderante è di aumentare la sensazione di deprivazione e incrementare il carico cognitivo facilitando il dominio dell’abitudine sulla scelta libera e quindi sostenendo implicitamente la condotta patologica. Il presente lavoro ha lo scopo di descrivere il processo del pensiero desiderante e gli studi principali che ne hanno esplorato la relazione con l’esperienza di craving e il governo automatico o conscio delle proprie azioni.