Oltre gli endocannabinoidi: ruolo dei neuromodulatori lipidici nelle tossicodipendenze
Mauro Congiu
Dipartimento di Scienze Biomediche
Sezione di Neuroscienze e
Farmacologia Clinica
Università di Cagliari
Claudia Sagheddu
Dipartimento di Scienze Biomediche
Sezione di Neuroscienze e
Farmacologia Clinica
Università di Cagliari
Miriam Melis
Dipartimento di Scienze Biomediche
Sezione di Neuroscienze e
Farmacologia Clinica
Università di Cagliari
Anna Lisa Muntoni
CNR
Istituto di Neuroscienze
Sezione di Cagliari
Marco Pistis
Dipartimento di Scienze Biomediche
Sezione di Neuroscienze e
Farmacologia Clinica
Università di Cagliari
CNR
Istituto di Neuroscienze
Sezione di Cagliari
Articolo di 6 pagine in formato digitale pdf
Le N-aciletanolammine (NAE) sono lipidi bioattivi, analoghi strutturali dell’endocannabinoide arachidonoiletanolamide (anandamide), le cui funzioni e proprietà sono state chiarite negli ultimi anni. Attivando i loro recettori, in particolare i recettori attivati dal proliferatore dei perossisomi (PPAR), queste molecole esercitano una varietà di effetti fisiologici attraverso meccanismi genomici e non genomici. Le NAE sono abbondanti nel sistema nervoso centrale (SNC) e i loro recettori sono ampiamente espressi sia nei neuroni che nelle cellule gliali. Non sorprende quindi il ruolo svolto da questo sistema nella modulazione di svariate funzioni cerebrali ed il suo coinvolgimento nella fisiopatologia di diversi disturbi neurologici e psichiatrici. Nel cervello, ad esempio, contribuisce alla regolazione del comportamento alimentare, dei processi cognitivi, dell'umore, della gratificazione e dei cicli sonno-veglia. Evidenze recenti suggeriscono infine che le NAE siano coinvolte anche nei meccanismi alla base delle dipendenze e, di conseguenza, la regolazione del loro metabolismo rappresenta un nuovo promettente settore da esplorare per lo sviluppo di terapie volte a contrastare questa classe di disturbi psichiatrici.