Linguaggio, narrazione e dipendenze: dalle scienze cognitive alla clinica
Stefano Canali
Dalla seconda metà degli anni Novanta la cosiddetta
“svolta narrativa” si è propagata dalla filosofia
all’antropologia, alla linguistica, alla storia,
alla psicologia, alla medicina e alla psichiatria.
In ambito clinico, l’approccio narrativo si riferisce
a un metodo di entrare in rapporto col
paziente centrato sul racconto personale di storie.
Le narrazioni personali si riferiscono a quel
tipo di racconti e di discorsi caratterizzati da un
arco temporale e da una trama che collega in un
insieme significativo eventi, situazioni materiali,
fattori soggettivi e sociali come idee, credenze,
aspettative, motivazioni, interpretazioni. Esse
offrono per questo forme specifiche e personali
di insight, di spiegazioni delle vicende della
vita, delle identità di un individuo, e dei modi
in cui entra in rapporto con gli altri, con l’ambiente
in cui si muove, col suo proprio futuro
e, in ambito medico ovviamente, soprattutto
con la sua malattia.
Nei disturbi psichiatrici il repertorio dei sintomi
è modulato dalla relazione che un soggetto ha
con gli elementi psichici, i comportamenti, le
concrete circostanze che costituiscono la condizione
patologica da cui è afflitto. E questa
relazione agisce fattualmente soprattutto per
il senso che il soggetto le assegna, per le spiegazioni
che ne dà, per il modo in cui immagina
il corso del suo divenire; vale a dire per come
racconta la storia di questa condizione a se
stesso e agli altri.
Nel corso degli ultimi anni, inoltre, le scienze
cognitive hanno indicato l’intrinseca narratività
della dimensione soggettiva e dell’azione. Le
narrazioni personali costituiscono infatti uno
dei principali strumenti attraverso cui le identità
personali vengono modellate. Più radicalmente,
l’Io sembra essere un sistema complesso
composto di diversi agenti e subsistemi, di diverse
identità quindi. La sua integrità e la sua
continuità, nel tempo e negli spazi in cui agisce,
rimandano al suo essere un agente narrativo
costantemente impegnato a tessere storie e
interpretazioni che tengono assieme gli agenti
interni e i diversi Sé che convivono e confliggono
multipli e contemporanei nello spazio
mentale, tra passato vissuto e futuro immaginato.
Secondo tale prospettiva, la patologia
del comportamento rimanda anche alla rottura
dell’integrazione tra questi diversi agenti. La
dipendenza, ad esempio, può essere vista come
un disturbo legato a una identità frammentaria,
alla disarticolazione dei sistemi decisionali. È
l’effetto della rottura dell’integrazione tra sistemi
emotivi/impulsivi e sistemi del controllo
cognitivo volontario e della lacerazione temporale
tra l’Io legato alle gratificazioni immediate
e quello capace di sentire le ricompense future,
valutare gli effetti a venire delle scelte e quindi
di regolare il comportamento nel presente.
Per queste ragioni le narrazioni dei pazienti costituiscono
ovviamente materiale fondamentale
nel processo terapeutico, promuovendo la
coesione funzionale dei sistemi emotivi, cognitivi,
motivazionali e favorendo la ricostruzione
di una identità soggettiva unitaria e coerente.
Nel contesto di ricerca invece le narrazioni e i
loro discreti elementi linguistici, semantici e
sintattici, potrebbero rappresentare una nuova
importante fonte di informazioni per far luce su
alcuni degli aspetti psicologici più coinvolti nelle
dipendenze e delle loro mutue interazioni con
le dinamiche e le norme sociali. La dipendenza,
come ogni narrazione, è un fatto sociale, oltre
che del singolo. Le impalcature cognitive, i tropi,
le figure dei processi narrativi sono dati dalla
lingua, dai modelli normativi e dagli stereotipi
sociali (spesso stigmatizzanti), dai paradigmi
scientifici e dal modo con cui questi ultimi vengono
comunicati nel contesto clinico e a livello
pubblico. Un individuo eventualmente vive una
dipendenza per come la incarna in sé, usando
questi materiali linguistici e narrativi. Per questa
ragione è importante una riflessione e un
intervento sul linguaggio delle dipendenze. Se
vogliamo davvero cambiare le storie di dipendenza
dei soggetti che ne soffrono dobbiamo
modificare il modo in cui in ambito clinico,
scientifico e sociale viene riprodotto il racconto
della dipendenza.