Il rinnovamento delle comunità terapeutiche tra cura, riabilitazione e ricerca
Mauro Cibin
Questo numero di MDD affronta il tema delle comunità
terapeutiche (CT) riprendendo il discorso
iniziato poco più di due anni fa con la pubblicazione
del volume “Ricerca e innovazione in comunità
terapeutica”, cercando di valorizzarne in particolare
la relazione col sistema delle dipendenze nel
suo complesso.
I lavori proposti si possono dividere in due gruppi:
lavori che mettono in evidenza luci ed ombre
della attuale organizzazione delle dipendenze in
Italia nelle varie componenti, proponendo cambiamenti
e innovazioni (Cibin, Squillaci, Lugoboni,
Pasqualotto, Dondi) e lavori che riguardano specificamente
esperienze di ricerca e innovazione in
comunità terapeutica (Sgualdini e coll., Crestani e
Vitagliano, Hinnenthal e coll., Grillo e coll.).
Nel mio scritto “Il sistema delle dipendenze alla
prova del cambiamento: tra cura, riabilitazione e
assistenza” tento una disamina della situazione attuale
evidenziando come le problematiche di fondo
siano le stesse per i servizi pubblici e per quelli
privati accreditati. Luciano Squillaci (Le comunità
terapeutiche tra passato, presente e bisogno di
futuro) entra più specificamente nel tema delle
comunità terapeutiche, o meglio dei “servizi del
privato sociale”, definizione più ampia e corretta,
utilizzando la storia e la mission originaria delle
CT come punto di partenza per esaminarne punti
di forza e criticità.
Fabio Lugoboni (Rendere la cura attraente: sei
proposte e otto punti per superare lo stigma e
incrementare i servizi per le dipendenze) tratta
principalmente gli aspetti terapeutici, cercando
di andare oltre “la realtà che non c’è” che noi
operatori delle dipendenze spesso ci raccontiamo
e facendo alcune proposte per aumentare
l’“appeal” del sistema di cura delle addiction e
quindi la platea dei pazienti.
I lavori di Pasqualotto e Dondi sono in realtà
“intermedi” tra i due gruppi, proponendo l’uno
il tema della riabilitazione psicosociale fondata
sulla recovery come metodologia di rinnovamento
delle CT attraverso lo strumento della valutazione
basata sull’ICF (Gli strumenti ICF-Recovery a supporto
della riabilitazione in comunità terapeutica),
l’altro i percorsi di formazione dell’IPU – Istituto
Universitario “Progetto Uomo” come esempio
virtuoso di formazione (Dalla prassi operativa alla
formazione: una scuola universitaria e di perfezionamento
del terzo settore).
Per quanto riguarda le esperienze di rinnovamento,
questo volume propone quattro lavori,
ognuno dei quali riguarda risposte operative ad
aspetti problematici. Crestani e Vitagliano (Una
comunità terapeutica al femminile: il progetto
Frida) affrontano il tema delle donne in comunità
terapeutica proponendo l’esperienza di Frida
“comunità al femminile”: come riorganizzare la
comunità terapeutica, ripensando gli ambienti e i
metodi di trattamento in funzione della specificità
del femminile.
Ina Hinnenthal e colleghi (Neuroplasticità e trauma
nel trattamento residenziale integrato con
il territorio per adolescenti e giovani con uso di
sostanze: il modello genovese) riportano l’esperienza
di integrazione pubblico-privato nel territorio
genovese per giovani e adolescenti con uso
di sostanze in vista di una presa in carico flessibile
e duratura.
Giovanna Grillo e colleghi (La cura delle dipendenze
in comorbilità con i disturbi dell’alimentazione
e della nutrizione. L’esperienza de ‘Lo Specchio’)
ci parlano dell’esperienza della CT “Lo Specchio”
nel trattamento di persone in cui, come frequentemente
accade, vi sia una coesistenza di disturbi
dell’alimentazione e disturbi da uso di sostanze.
Elisa Sgualdini e collaboratori (EMDR e memoria
dell’uso di sostanze: uno studio randomizzato in
comunità terapeutica) riferiscono una esperienza
di ricerca in CT, riportandone sia i risultati scientifici
che l’impatto sulla vita comunitaria.
A questo punto non mi resta che augurarvi buona
lettura…