Per una policy eticamente orientata nella regolazione dell’azzardo. L’Italia faccia come il Piemonte
Paolo Jarre
I contributi di questo numero di MDD rappresentano
un insieme ragionato e armonico di
voci provenienti da differenti ambiti disciplinari
tali da costituire un potente coro a favore di
un cambiamento di rotta radicale nella politica
regolatoria dell’azzardo di Stato. Ammesso che
l’intenzione iniziale dichiarata dello Stato - nel
legalizzare progressivamente un nutrito numero
di giochi in denaro di alea pura - di contrastare il
gioco illegale e di contenere l’impatto della criminalità
sul fenomeno “azzardo” fosse sincera,
l’evoluzione nel corso degli ultimi due decenni e
il quadro attuale fanno sì che l’offerta pubblica
sia tale da amplificare - invece che contenere - il
danno, per le persone più vulnerabili in ispecie.
Non sono protetti i giocatori, non sono tutelati i
minori e gli anziani, non sono ridotte le occasioni
di incontro tra chi ha specifiche fragilità potenzialmente
rischiose e le infinite occasioni di gioco.
I contenuti dell’Intesa tra Governo e Regioni
per la riduzione e la qualificazione dell’offerta di
gioco in denaro, sottoscritta a settembre 2017
e ad oggi non ancora divenuta Legge, non sono
tali da portare a una significativa diminuzione
dell’impatto dell’azzardo di Stato. Questa può
avvenire solo attraverso radicali mutamenti
delle policy quali quelli proposti da anni da diverse
legislazioni regionali e dalle centinaia di
coraggiosi provvedimenti delle amministrazioni
municipali che hanno ridotto temporalmente
l’offerta di gioco con apparecchi automatici.
In questo panorama l’esempio più significativo,
che ha portato oggi a una situazione simile a
quella della Norvegia di dieci anni fa, è quello
del Piemonte. Nel 2016 il Consiglio Regionale
del Piemonte approvava la Legge n. 9 “Norme
per la prevenzione e il contrasto alla diffusione
del gioco d'azzardo patologico”; l’art. 6. (Limitazioni
all’esercizio del gioco) disponeva al
comma 1 che “I comuni, per esigenze di tutela
della salute e della quiete pubblica, nonché
di circolazione stradale, entro novanta giorni
dall’entrata in vigore della presente legge, dispongono
limitazioni temporali all’esercizio del
gioco tramite gli apparecchi di cui all’art. 110,
commi 6 e 7 del RD 773/1931, per una durata
non inferiore a tre ore nell’arco dell’orario di
apertura previsto...”. All’art. 5 si stabiliva che
“Per tutelare determinate categorie di soggetti
maggiormente vulnerabili e per prevenire il
disturbo da gioco, è vietata la collocazione di
apparecchi per il gioco … in locali che si trovano
ad una distanza ... non inferiore a trecento metri
per i comuni con popolazione fino a cinquemila
abitanti e non inferiore a cinquecento metri per
i comuni con popolazione superiore a cinquemila
abitanti da... un serrato elenco di cosiddetti
‘luoghi sensibili’”.
La restrizione temporale di cui all’art. 6 è in
vigore dalla primavera 2016 e se ne possono
stimare gli effetti nei quasi 200 Comuni ottemperanti
in modo più o meno severo (in realtà
23 Comuni piemontesi avevano già limitato
l’offerta nel 2005 a partire da Verbania, primo
Comune in Italia); la limitazione geografica invece
è entrata in vigore, per ora solo per bar e
tabacchi, a novembre 2017 (per le sale giochi
il “distanziometro” entrerà in vigore a maggio
2019) e quindi nessuna considerazione può
ancora essere fatta sull’efficacia o meno del
cosiddetto “zoning”.
La principale finalità esplicitata delle misure
normative sopra citate è quella di ridurre l’esposizione
a un consumo rischioso per le fasce
di popolazione più vulnerabili, più ancora che
quella di intervenire a ridurre l’impatto dell’offerta
sui soggetti già patologici.
Dove si è avuta l’applicazione più capillare i dati
disponibili (ADM, gennaio 2018), riferiti agli effetti
della sola restrizione temporale, dimostrano che:
- la spesa (le perdite) per la popolazione generale
dei giocatori con apparecchi automatici laddove
i Comuni hanno messo in atto il contenimento
dell’offerta si riduce in modo significativo;
- la riduzione della spesa è proporzionale all’entità
della restrizione e in particolare è più significativa
(> 20%) laddove è precluso il gioco con apparecchi al
mattino e gli orari di gioco sono spezzati;
- laddove la norma non è applicata, la spesa con
apparecchi continua ad aumentare;
- la riduzione della spesa con Slot machine e VLT nei
territori ottemperanti si accompagna ad un modesto
aumento di quella dell’insieme degli altri giochi
offline, con un rapporto 10:1;
- l’aumento della spesa con Slot machine e VLT
nei territori non ottemperanti compensa solo in
misura minima la riduzione nei territori ottemperanti
viciniori, ciò dimostrando l’inconsistenza degli
sbandierati fenomeni di “migrazione” dei giocatori
verso location senza limiti.
Sostanzialmente si tratta degli stessi risultati ottenuti
in Norvegia nel 2007/2008.
Il territorio dove vi è stata la più capillare applicazione
della norma relativa ai Comuni, grazie
al lavoro svolto dall’ASL stessa, è quello dell’ASL
TO3 del Piemonte; è il territorio in Italia dove vi
è stato il maggior numero di Ordinanze limitative
degli orari di funzionamento degli apparecchi di
gioco (62 Comuni su 109, corrispondenti a oltre
il 90% dei 586.000 residenti). Complessivamente
la raccolta con apparecchi nel 2016 è stata di 693
euro pro capite (17,7% in meno che nel resto del
Piemonte) contro gli 842 medi del resto della Provincia
di Torino e del Piemonte e gli 860 nazionali;
nella stessa ASL TO3, nell’ambito di questa generale
minor spesa, i Comuni con apparecchi installati che
hanno ottemperato nel corso del 2016 (a partire
dall’estate) alla riduzione d’orario prescritta dalla
Legge regionale (e quelli che già lo avevano fatto)
hanno già visto l’investimento nel gioco con Slot e
VLT ridursi nel proprio territorio del 7,2% rispetto al
2015. I Comuni che, pur avendo apparecchi installati
nella propria area, non hanno applicato la Legge
regionale hanno visto crescere l’investimento, nello
stesso lasso di tempo, dell’8,2%. Nei 48 Comuni con
Ordinanze attive al 1 gennaio 2017 (e con apparecchi
installati) il dato delle perdite con Slot e VLT del
primo semestre 2017 rivela una riduzione in ben 45
di essi; riferita al semestre la riduzione delle perdite
assomma complessivamente a 7,654 milioni (meno
21,9% rispetto al semestre “medio” 2016); su base
annua si può affermare che i provvedimenti dei
48 Sindaci in questione hanno fatto risparmiare ai
giocatori di Slot e VLT del proprio territorio oltre 15
milioni di euro di perdite nell’intero 2017.
Antonio Saitta, Assessore alla Sanità del Piemonte,
in una recente dichiarazione ha precisato che
“...la legge della Regione Piemonte è nata per supportare
quelle amministrazioni comunali ‘eroiche’
e quei sindaci che hanno rischiato anche sul piano
personale, politico e del consenso intervenendo
per limitare nei loro Comuni la diffusione del gioco
d’azzardo ... Ma la legge regionale è nata anche
dalla sollecitazione dei nostri operatori sanitari
che si misurano sul campo con una realtà difficile:
abbiamo in Piemonte 38 ambulatori specifici, punti
sul territorio, sportelli dedicati, servizi uniformi. C’è
un grande lavoro di cui siamo orgogliosi. ... Abbiamo
voluto dedicarci alla prevenzione: la legge
regionale 9/2016 … ha subito sortito effetti. Molti
sindaci hanno emesso ordinanze specifiche che
sono state impugnate ma nessun ricorso è stato
accolto. Dunque la legge regionale è solida ed è
applicata. Sappiamo che il tema è complesso ma
non intendiamo modificare il nostro atteggiamento.
…. Recentemente anche il Consiglio regionale del
Piemonte ha confermato l’applicazione della legge:
la nostra legge non è contro qualcuno o contro gli
operatori del settore, ma a favore delle persone
più fragili. .... Abbiamo saputo creare una forte
alleanza fra opinione pubblica, politica e operatori,
dobbiamo mantenerla per dare le risposte più
adeguate e cogliere questa occasione, ad esempio
per avviare un’azione sul gioco online, che è un
fenomeno altrettanto preoccupante”.
La restrizione temporale dell’offerta riduce sicuramente
il consumo di gioco con apparecchi automatici;
non è ancora valutabile quanto questa
riduzione incida sulle varie componenti del gioco
in denaro, il gioco sociale, il gioco “a rischio” e il
gioco “problematico” e “patologico”, e quanto abbia
spinto verso il consumo di prodotti online; per
cercare di misurare ciò sono stati avviati studi in
diversi ambiti: la variazione della spesa per gioco
online in Piemonte rispetto al resto d’Italia; l’impatto
delle variazioni normative sui soggetti in carico
presso i SerD (casi incidenti dopo il 1 gennaio 2018
e prevalenti alla data di entrata in vigore dell’art. 5
LR 9/2016); la stima dell’effetto del contenimento
dell’offerta a livello comunale (timing) e regionale
(zoning) sul gioco problematico/patologico (potenziamento
e focalizzazione degli studi IPSAD e
ESPAD); una ricerca qualitativa sull’impatto delle
variazioni normative su giocatori non in carico e
sulle loro carriere di gioco e sulla modificazione
indotta nel commercio di settore.