La Cannabis sativa vanta una lunghissima storia di uso ed abuso per scopi ricreativi, terapeutici e religiosi. È tra le più antiche specie botaniche note al genere umano, ed i suoi fiori e le sue foglie, essiccate e tritate, vengono fumate o ingerite per il loro effetto allucinogeno ed euforizzante. Dalla cannabis sono stati isolati ed identificati oltre seicento composti chimici, tra i quali numerosi alcaloidi, steroidi e terpeni, ma le note proprietà farmacologiche di questa pianta sono da imputare prevalentemente al suo principale composto psicotropo, il delta-9-tetraidrocannabinolo (Δ9-THC), concentrato principalmente in una resina di colore dorato, essudata dalle infiorescenze e contenuta anche nelle foglie della pianta. Da questa pianta si ricava la marijuana, che contiene una percentuale variabile (1-10%) di Δ9-THC, l’hashish, che si produce dalla resina e contiene percentuali di Δ9-THC più elevate (10-30%) e l’olio di cannabis, che può contenere fino al 60% di Δ9-THC.