In Italia, i farmaci approvati per il trattamento dell’alcolismo per aiutare i pazienti ad astenersi dal consumo di alcol, o almeno a ridurlo, sono il disulfiram, il naltrexone, l’acamprosato, l’acido gamma-idrossibutirrico (GHB) e il nalmefene. Inoltre, per il trattamento della crisi d’astinenza sono disponibili le benzodiazepine (ad esempio diazepam o lorazepam), gli anticonvulsivanti (ad esempio carbamazepina o acido valproico) e il GHB. Sfortunatamente però questi farmaci non sono efficaci per tutti i pazienti e per alcuni le dimensioni della risposta ottenuta sono trascurabili. Per migliorare l’efficacia dei trattamenti disponibili, la ricerca scientifica sta indagando i possibili fattori coinvolti nella mediazione della risposta ai farmaci, quali, ad esempio, le diverse tipologie di pazienti alcolisti, i fattori genetici e/o la comorbidità psichiatrica. Negli ultimi anni le possibili differenze di genere nella risposta ai farmaci sono oggetto di studio. Ad esempio, è stato osservato che le donne eliminano il farmaco ipnotico zolpidem più lentamente degli uomini e pertanto è stato suggerito di utilizzare per le pazienti di sesso femminile dosi inferiori di quelle necessarie per i pazienti di sesso maschile. In modo analogo, le donne potrebbero differire dagli uomini anche nella risposta ai farmaci per l’alcolismo e per la crisi d’astinenza da alcol. Le donne infatti differiscono dagli uomini in molti aspetti relativi all’alcolismo. Per esempio, questa patologia è due volte più frequente negli uomini che nelle donne e tuttavia queste ultime sono più vulnerabili agli effetti negativi del consumo di alcol e ne subiscono particolari conseguenze, come la sindrome feto alcolica, se l’alcol viene assunto in gravidanza. La maggiore vulnerabilità è in parte dovuta alle differenze nella farmacocinetica dell’alcol. Il rischio di sviluppare una conseguenza medica alcol-correlata è strettamente collegato all’alcolemia (ovvero la concentrazione di alcol nel sangue) e le donne raggiungono alcolemie superiori a quelle raggiunte dagli uomini in seguito al consumo di equivalenti quantità di alcol. Questo succede perché le donne hanno una percentuale di acqua corporea minore di quella degli uomini (a causa della diversa distribuzione di tessuto adiposo e acqua tra i due sessi) e un minore metabolismo di primo passaggio (a causa dei minori livelli dell’enzima alcol deidrogenasi, che metabolizza l’alcol a livello gastrico). Per queste ragioni, le donne dovrebbero consumare minori quantità di alcol rispetto agli uomini. Sono state descritte differenze di genere anche nel consumo di alcol così come negli effetti da esso indotti. Ad esempio, gli uomini e i primati adulti maschi assumono maggiori quantità di alcol delle femmine, mentre nei roditori si osserva l’opposto. Ancora, nelle donne, il comportamento aggressivo conseguente al consumo di alcol è meno evidente che negli uomini. Nell’animale di laboratorio, le femmine sono più sensibili dei maschi all’ipotermia indotta dall’alcol. Studi preclinici e clinici hanno mostrato che le femmine sviluppano crisi d’astinenza meno severe dei maschi. Queste differenze possono essere spiegate dalle differenze di genere nella neurobiologia delle dipendenze. In considerazione di queste premesse, è ipotizzabile che donne e uomini possano differire anche nella risposta ai farmaci approvati per il trattamento dell’alcolismo o per la crisi d’astinenza e, di conseguenza, richiedere diverse posologie di questi farmaci. In accordo con questa ipotesi, ci siamo posti l’obiettivo di valutare se negli studi condotti per stabilire l’efficacia di questi farmaci (a) sia stato incluso un numero sufficiente di donne per valutare possibili differenze di genere nella risposta ottenuta e, in caso positivo, (b) se in tale risposta siano emerse differenze di genere, e (c) quali dosi siano state utilizzate in questi studi. A tal fine abbiamo selezionato le più recenti metanalisi effettuate per valutare l’efficacia dei farmaci approvati per il trattamento dell’alcolismo e/o della crisi d’astinenza. Dalle metanalisi selezionate abbiamo quindi estratto i dati relativi alle pazienti di sesso femminile e alla posologia dei farmaci utilizzati. Quando queste informazioni non erano descritte nella metanalisi, sono stati ricercati e analizzati i singoli studi presi in esame.