COVID-19 e vulnerabilità nei pazienti con disturbi da uso di sostanze: evidenze scientifiche e raccomandazioni
Benedetta Vai
Psichiatria e Psicobiologia Clinica
Divisione di Neuroscienze
IRCCS Ospedale San Raffaele
Milano
Università Vita-Salute
San Raffaele
Milano
Articolo di 4 pagine in formato digitale pdf
Ricerche effettuate all’inizio della pandemia hanno evidenziato in modo consistente che individui con DUS, tra cui i disturbi correlati all’uso di alcol, cannabis, cocaina, oppioidi e tabacco, avevano una probabilità maggiore di contrarre il COVID-19 e di subire esiti severi, incluso un più alto rischio di mortalità, dove l’utilizzo stesso di droghe o alcol può interferire negativamente con la risposta immunitaria. Pazienti DUS mostrano spesso alterazioni della funzionalità immunitaria attraverso meccanismi di immunosoppressione dell’attività macrofagica o delle cellule T e B. Tali alterazioni non solo possono influire direttamente sulla risposta infiammatoria a seguito di contagio, ma anche sulla la risposta immunitaria a seguito di vaccinazione. Nei pazienti DUS è stata infatti evidenziata una minore risposta anticorpale ad alcuni vaccini di uso comune, come quelli contro l’epatite, rispetto alla popolazione generale. Per quando riguarda la vaccinazione da COVID-19 diversi studi hanno dimostrato che i DUS, inclusi il disturbo da uso di tabacco e il disturbo da uso di alcol, registravano un incremento del rischio di infezioni da SARS-CoV-2, di ospedalizzazione e di mortalità, nonostante vaccinazione.