Questo numero di Medicina delle Dipendenze è dedicato alla traduzione e adattamento per l’Italia della Guida per i medici: Come aiutare i pazienti che bevono troppo - Edizione 2005 aggiornata, pubblicata negli Stati Uniti dal prestigioso National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA).
L’edizione precedente della Guida, tradotta e pubblicata sul n. 51/2006 di Medicina delle Tossicodipendenze (MTD), ha costituito la base di partenza per l’attuale aggiornamento. Per questa ragione, vorremmo ringraziare, anche in questa occasione, il Dott. Fulvio Fantozzi e il suo gruppo di ricerca che avevano contribuito alla sua realizzazione. La Guida è uno strumento particolarmente utile nella prevenzione e trattamento dei disturbi da uso di alcol per diverse figure professionali, prima fra tutte il medico di medicina generale: è stato infatti dimostrato che un suo breve colloquio con il paziente a cui abbia diagnosticato un consumo eccessivo di alcol è già efficace nel ridurre tale consumo, evitando che possa evolvere in una dipendenza. Purtroppo soltanto il 10% dei pazienti affetti da dipendenza da alcol riceve cure adeguate, inclusi diagnosi e trattamento specialistico. La Guida è stata realizzata per fornire uno strumento di facile consultazione nella pratica clinica per lo screening per il forte consumo di alcol da un lato e per le conseguenti proposte terapeutiche dall’altro. I principali destinatari della Guida come detto sono i medici di medicina generale il cui impegno nella diagnosi e trattamento precoce dei disturbi da uso di alcol, come è stato dimostrato, può apportare un notevole risparmio per la spesa sanitaria oltre che un chiaro vantaggio per la salute individuale e collettiva. E tuttavia la Guida è stata pensata come strumento valido anche per gli operatori e specialisti del settore della salute mentale in generale, data la correlazione tra disturbi da uso di alcol e altri disturbi mentali. Il forte consumo di alcol può indurre la comparsa di sintomi psichiatrici e, nei pazienti che soffrono di un disturbo psichiatrico primitivo, il consumo pesante di questa sostanza può compromettere la risposta al trattamento. Per questa ragione si ritiene cruciale che gli specialisti della salute mentale introducano lo screening per il forte consumo di alcol nella propria routine. Fatte queste premesse generali, volte a individuare con maggiore chiarezza i destinatari della Guida, sono opportune alcune precisazioni metodologiche relative all’adattamento del testo per il suo utilizzo in Italia. È necessario chiarire il significato e la ragione di alcuni termini usati. In particolare, è stata utilizzata la definizione di “disturbi da uso di alcol” della quarta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV), secondo cui tali disturbi includono “l’abuso di alcol” e “la dipendenza da alcol”, ciascuno dei quali codificato dalla presenza di un determinato numero di criteri diagnostici. È stato però utilizzato, in alcuni contesti, anche il termine “alcolismo” per indicare complessivamente entrambi i disturbi, come previsto dalla nuova edizione del DSM (DSM-V), secondo la quale esisterà un unico “disturbo da uso di alcol” che comprenderà sia abuso che dipendenza. Un’altra precisazione riguarda la scelta dell’unità di misura del consumo di alcol utilizzata nel testo. Per esempio, negli Stati Uniti l’unità alcolica (drink) contiene circa 14 g di alcol e il formato standard con cui viene servito un bicchiere di vino è di 150 ml; in Italia l’unità alcolica contiene circa 12 g di alcol e il bicchiere di vino è da 125 ml, come da tabelle ministeriali. Secondo la versione originale della Guida, la quantità di alcol assunta per singola occasione che consente di individuare un consumo a rischio è pari a 5 o più drink. Una conversione precisa di questa entità avrebbe richiesto di portare questo numero da 5 a 6 drink (5 X 14 g = 70 g; 5 X 12 g = 60 g; 6 X 12 g = 72 g). Abbiamo invece scelto, per quanto riguarda gli aspetti di conversione delle misure standard di riferimento tra Stati Uniti e Italia, di semplificare il più possibile i vari passaggi, a scapito della precisione di alcune misurazioni, utilizzando gli stessi numeri della versione originale (in questo caso 5 drink). Abbiamo quindi lasciato invariati i riferimenti al numero di drink consumati per singola occasione, settimanalmente, etc. anche perché questi erano i valori utilizzati negli studi citati nel testo e per evitare di creare confusione nei lettori che vorranno approfondire l’argomento con la lettura degli articoli scientifici. Solo nella traduzione dell’AUDIT abbiamo modificato il numero di drink, utilizzando peraltro quello della versione originale dell’OMS, ovvero 6 al posto di 5. Al fine di rendere di interesse più pratico che accademico il lavoro, sono stati eliminati quasi del tutto i riferimenti a strumenti di raro utilizzo in Italia, come la wallet emergency card per il naltrexone, o a elementi tipici del sistema sanitario americano. I dati epidemiologici sono riferiti agli Stati Uniti ma possono essere ragionevolmente utilizzati anche dagli operatori sanitari italiani. Vogliamo inoltre segnalare a chi è interessato che è possibile scaricare direttamente dal sito del NIAAA prezioso materiale di supporto in lingua inglese (modulistica, opuscoli e materiale informativo, pubblicazioni scientifiche). Per quanto riguarda gli aspetti farmacologici ricordiamo che in Italia, a differenza degli Stati Uniti, non è disponibile il naltrexone iniettabile mentre è disponibile l’acido gamma idrossi-butirrico (GHB), a sua volta non disponibile negli Stati Uniti e dunque non descritto nella versione originale della Guida. Pertanto, nella traduzione, sono state eliminate le sezioni dedicate al naltrexone iniettabile e, al loro posto, sono state inserite le sezioni destinate al GHB. Infine, è opportuno precisare che le informazioni sui singoli farmaci non sono esaustive e il medico dovrà fare riferimento anche ad altre fonti normalmente utilizzate per informare i propri pazienti.