Consumo di alcol e disturbo da uso di alcol in era SARS-CoV-2
Gianni Testino
SC Patologia delle Dipendenze
ed Epatologia
Centro Alcologico Regionale
ASL3 Liguria c/o IRCCS Ospedale
Policlinico San Martino, Genova
SIA – Società Italiana di Alcologia
Bologna
Fabio Caputo
UO Medicina Interna
Ospedale SS Annunziata
Cento, Università di Ferrara
Centro Universitario
per lo Studio e il Trattamento
delle Patologie Alcol-Correlate
Dipartimento di Medicina
Traslazionale e per la Romagna
Università di Ferrara
Valentino Patussi
SIA – Società Italiana di Alcologia
Bologna
SOD Alcologia
Centro Alcologico Toscano
Ospedale Policlinico
Teo Vignoli
SIA – Società Italiana di Alcologia
Bologna
SerD di Lugo, Ravenna
Emanuele Scafato
SIA – Società Italiana di Alcologia
Bologna
Istituto Superiore di Sanità
Roma
Articolo di 5 pagine in formato digitale pdf
È ben noto come vi sia una correlazione dose-dipendente fra infezioni virali e consumo alcolico. Il 30-40% dei pazienti con disturbo da uso di alcol (AUD) è affetto da HCV e/o HIV. Il 70% dei pazienti affetti da HCV e/o HIV ha una storia di AUD. È altresì, noto che il consumo di alcol aumenta il rischio di infezioni comunitarie (IC) acquisite. Le IC sono le più frequenti cause di polmonite con un’incidenza annuale in Europa e in Nord America di 5-11 casi per mille adulti. Tali infezioni sono la causa, peraltro, di 4 milioni di morti annuali. Il consumo cronico di alcol (CCA) coinvolge tutte le componenti dell’immunità e studi sperimentali hanno suggerito che incrementa il rischio di infezioni severe da virus dell’influenza rinforzando la reazione infiammatoria e stimolando la risposta CD8. Pazienti con AUD e/o disturbo da uso di sostanze (SUD) sono certamente a maggior rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 e inoltre di avere un decorso peggiore.