Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività dell’adulto (A-ADHD) non sembra influenzare l’outcome di un programma con agonisti oppioidi. Un follow-up di 30 anni
Angelo GI Maremmani
Dipartimento di Psichiatria
e Dipendenze, Sezione Psichiatria
Unità Sanitaria Nord-Ovest
Regione Toscana
Zona della Versilia, Viareggio
Associazione per l’Utilizzo
delle Conoscenze Neuroscientifiche
a fini Sociali (AU-CNS)
Pietrasanta, Lucca
Associazione di Psichiatria
Sperimentale e Clinica
della scuola di Pisa
Pasqualina Rocco
Unità Tossicodipendenze
Castelfranco Veneto
Filippo Della Rocca
Scuola di Psichiatria
Dipartimento di Psichiatria Clinica
e Sperimentale, Università di Pisa
Giulio Perugi
Unità per i disturbi duali VP Dole
Seconda Clinica Psichiatrica
Dipartimento di Medicina Clinica
e Sperimentale, AOUP Santa Chiara
Università di Pisa
Icro Maremmani
Unità per i disturbi duali VP Dole
Seconda Clinica Psichiatrica
Dipartimento di Medicina Clinica
e Sperimentale, AOUP Santa Chiara
Università di Pisa
UniCamillus
International Medical University
in Rome
Istituto di
Scienze del Comportamento
G De Lisio
Pisa
Articolo di 8 pagine in formato digitale pdf
Il ruolo degli oppioidi e dei farmaci oppioidi sui sintomi dell’ADHD è ancora in gran parte poco studiato. Abbiamo quindi testato l’ipotesi che, nel disturbo da uso di eroina (HUD), quando i pazienti sono trattati con farmaci oppioidi agonisti (AOT), l’esito del trattamento sia associato alla presenza di deficit di attenzione dell’adulto/disturbo iperattivo (A-ADHD). Lo studio di coorte retrospettivo su 130 pazienti HUD a Castelfranco Veneto, in Italia, che copre un periodo di 30 anni, è stato diviso in due gruppi in base al punteggio ASRS (Adult ADHD Self-Report Scale) e confrontato a livello univariato e multivariato (regressione logistica) utilizzando fattori demografici, clinici e farmacologici. La sopravvivenza in trattamento è stata studiata utilizzando l’abbandono del trattamento e/o la ricaduta nei comportamenti tossicomanici in comportamenti di dipendenza e /o la mortalità durante il trattamento come esiti primari sfavorevoli. Trentacinque soggetti HUD (26,9%) non presentavano sintomi di A-ADHD e 95 (73,1%) avevano probabilità di avere una A-ADHD. Solo l'età al momento della rilevazione e l'uso di altre sostanze all'ingresso in trattamento differivano significativamente tra i gruppi. La sopravvivenza nel trattamento è stata rispettivamente di 0,71 nei pazienti con HUD e 0,30 nei pazienti con A-ADHD/HUD (statistica di Wilcoxon = 0,52 df1 p=0,470). Non ci sono state tendenze lineari significative indicative di un esito più scarso con la presenza di A-ADHD dopo correzione statistica per fattori demografici, clinici e farmacologici. La comorbidità ADHD non sembra esercitare alcuna influenza sulla ritenzione in AOT dei pazienti HUD.